Il nuovo decreto Crescita, cosa prevede e cosa comporterà per l’Italia

Il decreto Crescita è in approvazione definitiva in questi giorni, alla Camera ed al Senato, dopo una discussione nelle Commissioni Bilancio e molte polemiche che si sono sviluppate nelle scorse settimane.

La legge di conversione in legge del DL 34/2019, il quale deve essere approvato entro il 29 giugno per non decadere, come previsto dalla legge dopo 60 giorni dall’approvazione nel Consiglio dei Ministri. Rispetto al testo iniziale ci sono parecchie novità che sono state introdotte durante le fasi di conversione, con gli emendamenti di maggioranza ed opposizione.

Cambierà la data di scadenza della dichiarazione dei redditi, fissata al 30 novembre già dal 2019, come la ripartenza della “Pace Fiscale”, visto il successo che è stato ottenuto nei mesi scorsi, con molti miliardi che lo Stato ha recuperato, nonostante le polemiche delle opposizioni, che hanno posto il problema del condono. La nuova scadenza per la rottamazione delle cartelle dell’Agenzia delle Entrate viene fissata al 30 luglio. Inoltre ci sarà il sostegno ai piccoli comuni come specificato dallo stesso governo.

Ci sarà una novità sugli scontrini, con l’introduzione di una lotteria, che premierà chi pagherà con carte o bancomat. Questo provvedimento è simile ad uno introdotto negli anni scorsi in Portogallo, che aveva dato dei buoni risultati in fatto di evasione fiscale. Molti emenadamenti sono stati inseriti da M5S e Lega, che hanno utilizzato il periodo di conversione per trattare altri problemi nati nelle settimane successive all’approvazione del decreto in Consiglio dei Ministri.

Si rischia anche lo scontro con l’azienda ArcelorMittal, proprietaria dell’ex Ilva, che ha minacciato la chiusura dopo che nella conversione del decreto è stata tolta l’immunità penale per la commissione della fabbrica. Secondo l’ad dell’azienda questa immunità penale è necessaria, visto che la fabbrica è ancora sotto sequestro ed è stato firmato un accordo pluriennale di rilancio industriale, che non potrà andare avanti se I gestori rischieranno la procedura penale. Il 6 settembre la fabbrica chiuderà se non verrà tolta la revoca dell’immunità dal decreto Crescita.

L’obiettivo principale del decreto è quello di dare uno slancio all’economia, per poter così evitare la procedura di infrazione che l’Europa vuole assegnare al governo italiano, dopo il peggioramento delle condizioni economiche del paese ed una ripresa che non arriva. Con alcune norme si cercherà di far abbassare il deficit per il 2019 al 2,1%, come richiesto dalla Commissione europea, nello specifico al commissario per gli Affari Economici, Pierre Moscovici.

Un’altra novità presente nel decreto Crescita è la riduzione strutturale dell’Ires, che andrà a sostituire la mini-Ires, già presente a norma di legge. È stato introdotto l’obbligo di fatturazione elettronica anche per le aziende che vendono a San Marino, segno che nei mesi scorsi erano emersi problemi in merito.

Il decreto Crescita vuole accompagnare gli obiettivi del Documento di Economia e Finanza per aumentare gli investimenti privati, che sono in netta diminuzione rispetto agli anni passati, passando da un +4% allo zero. Questo è uno dei temi che potrebbero influenzare la crescita nominale del Pil, favorendo il rapporto con il deficit e rientrando nei limiti imposti dalla commissione europea.

Nei prossimi giorni ci sarà anche un nuovo meeting con la Commissione europea per iniziare un dialogo per evitare la procedura di infrazione, con il decreto Crescita che potrebbe essere un’arma a favore del governo italiano. L’obiettivo è quello di arrivare entro il 29 giugno con l’approvazione finale come sostenuto da fonti del governo e come riportato dalle notizie di oggi su notizieoggi24.it.

Tra gli altri emendamenti che sono passati sul dl ci sono: soppressione dell’obbligo di comunicazione del regime di cedolare secca; possibilità di pagare tasse statali con il modulo F24; imposta di bollo virtuale per le fatture elettroniche.

Un altro obiettivo dichiarato è quello della tutela del Made in Italy, con finalità di migliorare la domanda interna dei commerci, evitando l’aumentare delle importazioni, che vanno a creare un danno economico alle aziende italiane che operano sul territorio.